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Comuni: la sfida del cambiamento. Il dibattito da noi organizzato a Cantarana ha visto la presenza di amministratori e cittadini

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CONFRONTARSI

Buona presenza di pubblico all’incontro, organizzato dal sottoscritto e da Alfredo Castaldo, sul futuro degli enti locali, sabato 3 dicembre 2011 a Cantarana. Una quarantina di persone: tenuto conto che la riunione era di sabato mattina e si trattava di una materia con riflessi da addetti ai lavori, possiamo essere senz’altro soddisfatti. Interesse e sostegno da parte di Roberta Franc0, il sindaco, che è stata d’accordo con l’idea fin dalla nostra proposta, un paio di mesi fa, e ci ha dato utili suggerimenti per la sua impostazione. Positiva collaborazione da parte del Comune di Cantarana, che ha ospitato l’iniziativa nella sala consigliare del municipio, e della locale pro loco, che ha preparato un ottimo rinfresco al termine dei lavori.

PERCHE’ UN DIBATTITO SULL’ORGANIZZAZIONE DEGLI ENTI LOCALI?

Perché abbiamo voluto l’incontro? La legge 148/2011, la “manovra estiva bis” del governo Berlusconi, ha introdotto significative novità in tema di organizzazione dei Comuni. I piccoli enti sono ora obbligati ad associarsi. Unirsi per fare insieme la gestione complessiva del territorio è una cosa che noi abbiamo sempre sostenuto da anni. Quante volte abbiamo proposto in Valtriversa di associare i servizi e gli uffici? Tante, trovando sempre modesta convinzione nelle maggioranze che governano i Comuni. Ormai, il campanilismo è fuori dal tempo. Rimanere confinati dentro i limitati confini del singolo Comune significa condannarsi ad una lenta agonia, a tutto danno della popolazione.  Peccato che la legge è stata fatta male, senza tener conto dell’esperienza delle Comunità collinari, con inutili complicazioni, con molte incertezze e con una vocazione centralista come mai in passato: evidente che la Lega al governo non ha saputo, o voluto, fare il mestiere per cui aveva avuto il voto dagli elettori. Cosa fare di fronte a questo scenario? La norma c’è e non la possono di certo cambiare i Comuni ma sono proprio i Comuni che possono darle un contenuto concreto, creando e sperimentando modelli di integrazione più stretti rispetto a quanto fatto in passato. La sfida per la classe politica locale è ragionare a livello di zona, non più di singolo paese, prendendosi, ovviamente, un maggior carico di responsabilità e guardando più avanti dell’utile immediato. Come affrontare il cambiamento? La nostra proposta, che abbiamo sostenuto sabato all’incontro, è di coinvolgere nel dialogo tutte le parti interessate alla gestione del territorio. Usciamo dal ristretto confronto limitato ai soli sindaci, come oggi sta avvenendo in Valtriversa, e apriamo a tutto il consiglio della Comunità, alla cittadinanza, all’associazionismo e al volontariato in genere, agli imprenditori. Tavoli di dibattito aperti, magari anche su aspetti specifici, per provare a creare una gestione più avanzata e moderna dei nostri paesi. Bisogna cogliere le idee delle persone che vogliono mettersi in gioco e provare a sperimentare. Quanto uscirà da questa riforma avrà effetti profondi su tutti. Questa è l’occasione per fare un salto in avanti, scrollando via quella forma mentale che troppe volte ha segnato le nostre istituzioni: il rispetto formale della norma, senza badare alla qualità del contenuto. Basta “fare le carte” e poi far finta di nulla perché alla fine nulla cambi.

LE OPINIONI CHE SONO EMERSE

In sintesi, quanto hanno detto i due relatori da noi invitati.
Fausto Fracchia, docente universitario ed ex presidente del comitato regionale di controllo di Asti sugli enti locali, dopo un breve esame delle possibilità che i Comuni hanno (convenzionarsi, costituire nuove unioni tra piu’ enti, oppure fondersi) ha ricordato che le unioni non sono piu’ un veicolo per avere piu’ soldi come quando sono nate. Oggi diventano il modo per condividere le risorse che già ci sono, puntando realmente a razionalizzare. La scelta di quale forma utilizzare deve essere vista caso per caso, dopo una puntuale analisi dei costi e delle soluzioni e dopo un confronto con esempi di altri territori. La fusione è possibile già da anni ma non è mai gradita dagli amministratori: in Piemonte ha avuto solo due casi di reale applicazione, di cui uno nell’astigiano con Montiglio Monferrato. Un ruolo fondamentale spetterà al personale: dipendenti che avranno bisogno di formazione per diventare veri gestori di risorse pubbliche e per imparare ad occuparsi di zone più larghe rispetto ai loro Comuni. Altro compito importante spetterà ai segretari comunali: soggetti che dovranno saper valutare ma essere nello stesso tempo valutati. Fracchia ha poi invitato ad avere passione, sentimento senza il quale non si superano gli ostacoli.

Giorgio Musso, sindaco di Castelnuovo don Bosco e segretario comunale di Canelli, ha invitato ad essere molto pratici nelle scelte. Ha definito “la morte del tisico” scegliere di fare le convenzioni, che una parte degli amministratori considera strada più semplice, magari per evitare problemi con cittadini e personale. Per Musso meglio costruire le unioni con Comuni realmente convinti di questa scelta. Elemento fondamentale: non ci saranno più bilanci comunali ma solo un bilancio unico dell’unione. Condivisa l’opinione di Fracchia sulla mancanza di personale adeguato alle nuove funzioni ma è comunque necessario iniziare questo percorso, anche se ci sono segretari che considerano tutta le scelte impossibili. Interessante la proposta sulla nuova struttura territoriale: non più un municipio in ogni paese, come oggi lo intendiamo, ma un ufficio di primo contatto con il pubblico che fa capo al municipio dell’unione posto in un solo paese. Non più singoli municipi che fanno tutto ma uffici e funzioni unite che lavorano per tutti i paesi. Il consiglio dell’unione deve diventare il luogo dove si prendono le decisioni politiche che riguardano l’intera zona.

Nel successivo dibattito con il pubblico sono arrivate osservazioni utili. Vincenzo Gerbi, ex sindaco di Cantarana, ha invitato a mettere da parte le ambizioni ed a riprogettare partendo da zero, lasciando spazio agli uomini che vogliono costruire il nuovo progetto. Gerbi ha poi comunicato che le autorità d’ambito per l’acqua resteranno in vita mentre, in un primo momento, sembrava dovessero scomparire. Valter Malino, sindaco di Dusino San Michele e presidente della Comunità Pianalto Astigiano, si è dichiarato favorevole alla scelta dell’unione, ricordando che i soldi avuti in più quando le unioni sono nate, 10 anni fa, potevano essere destinati fin da subito a interventi più importanti che ora avrebbero facilitato le scelte attuali. Malino si è anche chiesto come faremo a mantenere i servizi sociali, oggi organizzati in consorzi che potrebbero scomparire. Roberto Campia, sindaco di Castellero e presidente della Valtriversa, ha sostenuto che i soldi avuti in più come unione sono serviti per migliorare i servizi. Ha poi ammesso che in Valtriversa non sono ancora state trovate soluzioni sul nuovo modello organizzativo. Gianluca Forno, sindaco di Baldichieri, ha evidenziato la complessità di associare molte funzioni diverse ed ha difeso la qualità del lavoro fatto dal Cogesa, il consorzio per i servizi socio assistenziali. Su quest’ultimo tema è ancora intervenuto Fracchia proponendo che i consorzi che si occupano di sociale, come avviene in altre parti d’Italia, diventino aziende con le quali le unioni dovrebbero convenzionarsi.

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